Il prezzo del Brent ha continuato a scendere nelle contrattazioni di ieri, perdendo un ulteriore 0,6%, ma nell'ultima sessione della settimana ha mostrato un rimbalzo. Il rialzo registrato è stato dello 0,7%, con il prezzo che ha toccato l'area di 75,3 dollari al barile.
La tensione geopolitica rimane il fattore chiave di incertezza. Dopo l'incontro tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che la Striscia di Gaza passerà sotto il controllo di Washington e che i palestinesi residenti verranno trasferiti in regioni più sicure.
Queste parole hanno suscitato una forte reazione da parte di Hamas, che ha respinto categoricamente l'ipotesi di un trasferimento della popolazione. Successivamente, il segretario di Stato Marco Rubio ha precisato che gli Stati Uniti sono pronti a partecipare alla ricostruzione della Striscia, ma non intendono possedere il territorio. Il segretario alla Difesa ha poi aggiunto che non è previsto il dispiegamento di truppe americane nella regione.
Queste dichiarazioni evidenziano un tentativo dell'amministrazione Trump di attenuare la durezza delle sue affermazioni, ma il loro impatto sul mercato rimane evidente.
Parallelamente, Trump ha ribadito con fermezza la necessità di ridurre il prezzo del petrolio, causando un calo temporaneo delle quotazioni. Tuttavia, il mercato si è rapidamente ripreso, segnale che i trader petroliferi stanno iniziando ad abituarsi all'alta volatilità indotta dai commenti politici del presidente.
Dal punto di vista tecnico, il Brent ha testato il supporto a 74,85 dollari, senza riuscire a romperlo al ribasso. Ciò ha dato ai rialzisti l'opportunità di un rimbalzo, con il prossimo obiettivo che potrebbe situarsi intorno a 76,7 dollari.
Tuttavia, è prematuro parlare di una vera inversione del trend: sarà necessario un ulteriore segnale di conferma per valutare la disponibilità del mercato a muoversi stabilmente al rialzo. Se i compratori mostreranno maggiore iniziativa, il prezzo potrebbe consolidarsi sopra questa soglia e proseguire il movimento verso l'area 77–78 dollari al barile.
Gas
I futures sul gas naturale rimangono sotto la resistenza discendente, ma c'è la possibilità che la superino e si dirigano verso 3,5$/MMBtu. La situazione rimane incerta e l'intrigo persiste.
L'ultimo rapporto dell'EIA mostra una dinamica contrastante nei prezzi del gas. Negli Stati Uniti i prezzi scendono, mentre nei mercati internazionali si registra una crescita costante. Il prezzo spot dell'Henry Hub è sceso da 3,29 a 3,22 dollari nell'arco di una settimana, con cali osservati nella maggior parte dei principali hub del paese.
I futures asiatici ed europei, invece, sono in rialzo: il prezzo del GNL in Asia orientale è aumentato di 32 centesimi fino a 14,40 dollari, mentre il TTF nei Paesi Bassi è salito di 1,00 dollaro, raggiungendo 16,08 dollari.
Eventi chiave e impatto sul mercato
Pressione delle sanzioni sull'Iran
Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha ampliato le sanzioni contro la rete finanziaria legata alle esportazioni di petrolio iraniano in Cina. Questo ha aumentato l'incertezza sul mercato e potrebbe causare una riorganizzazione dei flussi commerciali, con un potenziale sostegno ai prezzi globali del petrolio.
Crollo del prezzo dell'Urals
Il prezzo del petrolio russo Urals è sceso sotto i 60 dollari al barile, con lo sconto rispetto al Brent che ha raggiunto quasi 16 dollari. Questo è un livello critico, poiché i paesi del G7 hanno fissato un tetto massimo di 60 dollari al barile, limitando assicurazione e trasporto per il petrolio russo venduto sopra questa soglia.
Se il prezzo dell'Urals continuerà a scendere, potrebbe ridurre le entrate del bilancio russo e ridisegnare i flussi petroliferi verso l'Asia.
Riduzione della produzione nelle raffinerie cinesi
Le raffinerie private cinesi hanno ridotto la produzione a livelli mai visti dalla pandemia, a causa del calo delle forniture dalla Russia. Ciò sta provocando una carenza di alcune tipologie di greggio, confermando il trend di ristrutturazione del commercio energetico dovuto alle sanzioni e all'instabilità geopolitica.
Manutenzione delle raffinerie europee
I prezzi del petrolio in Europa sono scesi ai minimi di diversi mesi, coincidendo con l'inizio della stagione di manutenzione programmata nelle raffinerie locali. La temporanea riduzione della domanda da parte dei raffinatori europei potrebbe mettere sotto pressione ulteriormente le quotazioni del Brent nelle prossime settimane.
Rallentamento della crescita della produzione negli Stati Uniti
Alla conferenza di Houston, i rappresentanti delle principali compagnie energetiche americane hanno affermato che la produzione nel Bacino Permiano continuerà a crescere nel 2025, ma con un rallentamento del 25% su base annua.
Questo potrebbe sostenere il mercato petrolifero nel lungo periodo, soprattutto se OPEC+ continuerà a mantenere le restrizioni sulla produzione.
Problemi di navigazione nel Mar Rosso
Le grandi compagnie petrolifere chiedono il ripristino della sicurezza della navigazione nel Mar Rosso. Essendo una via chiave per il trasporto di petrolio e GNL, un peggioramento della situazione potrebbe aumentare i costi di trasporto e i rischi logistici globali nel settore dell'energia.